
FRAMMENTI DI MEMORIA
TRAMA DEL LIBRO FRAMMENTI DI MEMORIA
“presentazione del volume di Donatella cirri “frammenti di memoria”
Il volume è un tangibile omaggio alle donne della famiglia materna dell’autrice.
Si tratta di cinque figure di donne eccezionali che hanno attraversato il Novecento, vivendo in prima persona un secolo (“breve”, a dirla con le parole di Umberto Eco) caratterizzato da ben due guerre mondiali e da una serie infinita di tragedie. Cinque donne cui poi si sono aggiunte l’autrice e sua sorella, per quanto attiene alla seconda metà del secolo.
Il vissuto delle donne di questa famiglia ci conduce ad un’immagine privata della storia, ma non per questo meno valida e incisiva di quella “ufficiale”.
In particolare, come si può evincere dal sottotitolo, il comune denominatore del volume è la storia “al femminile”, cioè vista con lo sguardo delle donne.
Insieme ai ricordi familiari, si trovano nel testo molteplici pillole di Storia, con tanti aspetti misconosciuti e spesso addirittura sottaciuti al’opinione pubblica, al fine di rendere partecipe anche il lettore giovane di oggi, che niente o quasi conosce della storia recente, suo malgrado.
Oltre a episodi cosiddetti “storici” si parla anche di moda, arredamento, musica, gastronomia di famiglia, “rimedi della nonna”, usi e costumi …“
RECENSIONE
Sabato 24 marzo 2018
Donatella Cirri
“FRAMMENTI DI MEMORIA”
Libreria Piazza Salvemini, Firenze 2018
Finito di leggere il libro dell’amica Donatella Cirri edito da un piccolo editore-libraio di piazza Salvemini a Firenze. Leggerlo è stato un dovere, per l’amicizia che mi lega a Donatella, e anche una tortura. Trecento pagine dedicate in parte a tre donne importanti solo perché sono la mamma, la zia e la nonna di Donatella, e l’altra parte ad un ripasso di storia contemporanea con una visione di parte e settaria.
Leggendo quello di Donatella mi sono ancor di più persuaso che un libro non lo può fare solo l’autore, come ha fatto la mia amica pagando le spese e imponendosi al libraio, ma c’è bisogno di un editore che gli tenga la briglia, che gli eviti certi errori, ripetizioni, che semplifichi alcuni passaggi. L’editore non è un tipografo, ma un mediatore fra l’autore e il lettore. Deve essere anche un tecnico che ti dice che certe foto non possono essere stampate, perché diventano una macchia d’inchiostro nella carta “uso mano”; che ti consiglia di intercalare il testo, che si legge bene su carta “uso mano”, con un “sedicesimo”, 16 pagine, in carta patinata per valorizzare le foto. È l’editor (quello che fa l’editing) che deve dire che l’abuso di maiuscole dà enfasi inutile allo scritto, rallentando la lettura: Mamma, Zia, Nonno, Prima Comunione, Fede, Nazisti…
si scrivono con la minuscola …anche quando si adora la mamma, la zia e il nonno! È l’editore che mette a disposizione un buon correttore di bozze, che preferibilmente non conosca l’autore, che non si appassiona al racconto e con freddezza veda gli errori e i refusi. Insomma il libro di Donatella è interessante solo per lei, la sua famiglia e per gli amici più cari. Avevo scritto una lettera a Donatella con questi concetti, solo un po’ addolciti… ma poi non gliela ho mai spedita. Perché far soffrire inutilmente un’amica?
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